CALCOLO PER I LIMITI DI ALTEZZA – SENTENZA DELLA CASSAZIONE

Con la sentenza n. 9133/2016, la terza sezione penale della Corte di Cassazione ha di nuovo affrontato il problema interpretativo relativo all’individuazione della quota a partire dalla quale misurare, ai fini della sua conformità al modello assentito, l’altezza di un edificio: se cioè tale quota debba corrispondere al cosiddetto piano di campagna o se la stessa vada individuata nel livello superiore del marciapiede circostante l’edificio. Secondo la Cassazione è ancora condivisibile “il principio esposto da questa Sezione con la sentenza n. 1272 del 1983, secondo la quale in tema di costruzione di un fabbricato ai fini del rispetto dei limiti di altezza, il relativo calcolo va operato facendo riferimento al piano di posa dell’edificio che, dovendo essere perfettamente orizzontale, deve, se il piano naturale di campagna sia inclinato e presenti livelli diversi, essere determinato calcolando la media delle misure dei vari punti del perimetro esterno della costruzione”. Tale principio secondo la Corte è preferibile a quello secondo il quale l’altezza dell’edificio va calcolata al netto della altezza del marciapiede circostante, in quanto “solo il primo criterio, assicurando la univoca oggettività del piano di impostazione del manufatto, non suscettibile di variazioni legate alle diverse scelte costruttive del marciapiede nei singoli punti in cui esso è realizzato, appare più conforme ad assicurare, sotto il profilo del decoro della edilizia urbana, il rispetto di un criterio uniforme di calcolo in maniera che si evitino difformità, sia pure contenute, nei livelli di colmo degli edifici”, difformità che “sarebbero legate a scelte, anche eventualmente interessate, coinvolgenti l’altezza di elementi accessori all’edificio quale potrebbe essere appunto il circostante marciapiede; ciò tanto più in un’ipotesi in cui, come nella presente fattispecie, il marciapiede ancora non è stato realizzato e nella quale, pertanto, la sua maggiore o minore altezza rispetto al piano sottostante potrebbe incidere su pregresse scelte costruttive, rendendo lecito, attraverso una sapiente modulazione dei livelli costruttivi di esso, ciò che, invece tale originariamente non era”.